OLIO DI PALMA: UN TEMA DIBATTUTO

Di Alberto Martorelli
Direzione Nazionale Lega Consumatori- Settore sicurezza alimentare/salute

Uno dei temi maggiormente dibattuti negli ultimi mesi in materia di sicurezza alimentare, riguarda l’uso dell’olio di palma ed i suoi effetti sulla nostra salute, soprattutto da quando è diventato obbligatorio indicarlo esplicitamente in etichetta.

A fronte di numerose opinioni contrastanti, tra coloro che evidenziano la sua pericolosità ed altri che invece lo difendono, proviamo quindi a fare chiarezza su tale tematica.

Anzitutto occorre rilevare come tale prodotto costituisca l’olio vegetale più usato al mondo, non solo in prodotti alimentari, ma anche nel settore cosmetico, energetico, farmaceutico e persino nella produzione di mangimi.

La ragione principale che ha portato alla sua ampia diffusione nel mondo, consiste nel fatto che la pianta da cui deriva -coltivata in Malesia e Indonesia in primis (86% della produzione globale)- rende moltissimo, per cui il raccolto su una certa superficie di terreno garantisce molto più olio rispetto ad esempio alla soia o al girasole che richiederebbero più spazio. Inoltre garantisce un ulteriore vantaggio per l’industria alimentare, in quanto essendo un grasso solido (come il burro) rende gli alimenti cremosi, senza influenzare i sapori e permette anche di conservarli più a lungo.

Infine aspetto da non sottovalutare, è il suo basso costo che spiega anche la notevole diffusione.

Da notare altresì che l’olio di palma è contenuto in numerosi prodotti alimentari, come in molti biscotti, cereali, merendine confezionate, crackers, grissini, gelati e persino in molti alimenti per bambini, come biscotti per neonati e latte in polvere.

Per quanto riguarda i rischi per la nostra salute derivanti dall’uso di tale componente, su cui si registrano opinioni divergenti, è intervenuto anche l’Istituto Superiore di Sanità attraverso un recente parere secondo cui “la letteratura scientifica non riporta l’esistenza di componenti specifiche dell’olio di palma capaci di determinare effetti negativi sulla salute, ma riconduce questi ultimi al suo elevato contenuto di acidi grassi saturi rispetto ad altri grassi alimentari. Evidenze epidemiologiche attribuiscono infatti all’eccesso di acidi grassi saturi nella dieta effetti negativi sulla salute e, in particolare, un aumento del rischio di patologie cardio-vascolari”.

In altri termini, secondo l’Iss, il problema non è l’olio di palma in sé, ma il fatto che rappresenta una rilevante fonte di acidi grassi saturi, cui le evidenze scientifiche attribuiscono – quando in eccesso nella dieta – effetti negativi sulla salute, in particolare rispetto al rischio di patologie cardiovascolari.

A fare attenzione devono essere soprattutto i bambini (da 3 a 10 anni), anziani, obesi, ipertesi e persone che hanno avuto in passato problemi cardiovascolari. Prosegue l’Istituto Superiore di Sanità: “Nel contesto di un regime dietetico vario e bilanciato, comprendente alimenti naturalmente contenenti acidi grassi saturi (carne, latticini, uova), occorre ribadire la necessità di contenere il consumo di alimenti apportatori di elevate quantità di grassi saturi i quali, nelle stime di assunzione formulate nel presente parere, appaiono moderatamente in eccesso nella dieta delle fasce più giovani della popolazione italiana.”.

Secondo alcuni esperti esiste però una grande lacuna nell’analisi dell’Iss, legata al fatto che i dati utilizzati circa l’uso in Italia dell’olio di palma non sono aggiornati: per calcolare il consumo di questo grasso nella popolazione adulta e nei bambini, infatti, vengono infatti usati dati riferiti al 2005-2006 (gli unici disponibili al momento) a fronte di abitudini alimentari che possono essere molto cambiate nel tempo (con la conseguenza che quindi un aggiornamento di questi può portare a definire diversi livelli di esposizione agli acidi grassi saturi da parte della popolazione italiana).

Nel dettaglio, le stime di assunzione di acidi grassi saturi effettuate dall’Istituto Superiore di Sanità riportano un consumo nella popolazione generale adulta di circa 27 grammi al giorno, con un contributo dell’olio di palma stimato tra i 2,5 e i 4,7 grammi. Nei bambini di età 3-10 anni, le stime indicano un consumo di acidi grassi saturi tra i 24 e 27 grammi al giorno, con un contributo di saturi da olio di palma tra i 4,4 vs. 7,7 grammi.

Al riguardo ricordiamo che i principali organismi sanitari nazionali e internazionali raccomandano livelli di assunzione di acidi grassi saturi non superiori al 10% delle calorie totali.

In conclusione, occorre sottolineare come l’olio di palma contenga una quantità di acidi grassi saturi molto elevata rispetto ad altri oli: dei grassi presenti in 100 grammi di olio di palma, 47,1 grammi sono saturi, contro i 48,8 grammi del burro e gli appena 16,3 grammi dell’olio di oliva. I rischi per cuore e circolazione, quindi, esisterebbero se l’assunzione avviene in grande quantità. E il rischio c’è visto che l’olio di palma è praticamente dappertutto ed è facilmente accumulabile durante la giornata.

Pertanto, in attesa in attesa di avere maggiori elementi e dati aggiornati per poter avere un quadro maggiormente chiaro sugli effetti del prodotto in questione, risulta importante in via generale, per la nostra salute, bilanciare formaggi, carne rossa e prodotti con olio di palma nella dieta quotidiana, in modo da evitare un sovraccarico di grassi saturi.

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